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ritratti da casa, memorie in lockdown: progetto fotografico

Il lockdown che tutti stiamo vivendo può essere un'esperienza molto forte, diversa per ognuno di noi. Porta a riflettere ma anche a cercare un modo diverso per comunicare tra le persone.

Come fotografo sto vivendo un periodo non facile, ma anche ricco di stimoli.


Ho scelto di realizzare dei ritratti delle persone nelle loro case, durante questo momento d'isolamento.

Ognuno con la propria storia, il proprio viso e quello che vuole esprimere attraverso una serie di fotografie.

Li ho contattati attraverso una videochiamata e insieme a loro ho creato un racconto fatto di scatti spontanei attraverso lo schermo. Ho chiesto di prepararsi per l'occasione, di essere semplicemente sé stessi e di essere anche creativi.

Le immagini qui pubblicate sono a titolo gratuito, per tutela della privacy non viene fatta menzione della loro situazione privata o di salute.

Ritratti al tempo del Covid-19

ritratti da casa, memorie di lockdown logo

Non lo faccio spesso, ma trattandosi di una circostanza molto particolare vorrei concludere questo progetto condividendo quello che è stato per me. Per meglio esprimere i vari aspetti ho usato una modalità tipo intervista.

Come ho vissuto questo periodo?
 

Per me il lockdown è stato un bellissimo periodo, vissuto sin dal primo giorno con la ricerca di un nuovo equilibrio, per nulla preoccupato (almeno all'inizio) della mia precaria condizione riguardo al mio lavoro. Da subito ho avuto chiaro quali fossero le mie priorità, quali le cose essenziali a cui dedicarmi ma soprattutto quelle che avrebbero avuto un certo peso a "lungo termine".
Perciò direi che, nonostante alcuni alti e bassi di cui nessuno è stato immune in questa situazione, il momento di lockdown è stato un adeguarsi ad un ritmo diverso in cui ho vissuto uno stimolo a cambiare in positivo e vivere il momento non come una privazione.

 

Che riflessioni mi ha portato a fare?
 

Le riflessioni hanno occupato una parte fondamentale del tempo vissuto in quarantena, perché credo che sia stata un'opportunità enorme, importante e unica per guardare la propria vita attraverso uno spiraglio che era davvero uguale per tutti. Mi sono sentito molto vicino e simile a tutte le persone proprio perché è una situazione che ci ha colpito globalmente.
Il pensiero più forte che è scaturito dall'esperienza di quarantena è stata la fortuna di non essere solo, di aver condiviso uno spazio e attività nate come un gioco e un voler bene prima di tutto a sé stessi. Poi è stata la consapevolezza dei propri mezzi, creativi e non, per poter fermarsi ed apprezzare i piccoli gesti che ci rendono umani. Sensibilità ed empatia, evitando tutti quei comportamenti che avrebbero portato solamente ad una saturazione negativa e ad un atteggiamento totalmente incontrollato al termine del lockdown. Mi sono chiesto come sarò quando tutto questo finirà, non cosa farò o quale sarà la prima azione che adotterò.
La fotografia mi ha aiutato tantissimo perché non solo è il mio lavoro, ma rappresenta un modo per spaziare con la mente è uno strumento che utilizzo per riflettere.

Com'è stato essere dall'altra parte e ascoltare gioie e disgrazie altrui?
 

Confesso che è stato come aprire una finestra e poter parlare con altre persone, non è stato come sentirsi uno spettatore curioso di ascoltare quello che avevano da raccontare. Piuttosto ho condiviso anche la mia esperienza di lockdown cercando più punti in contatto per empatizzare e quindi per far sentire a proprio agio chi avevo davanti. È stato molto bello anche poter rivedere amici che per lontananza fisica non avrei avuto altro modo di raggiungere anche se ne avessi avuto la possibilità.
Mi ha reso ancora più sensibile agli stati d'animo che attraversiamo tutti in certi momenti della vita, quando le circostanze mettono alla prova le nostre relazioni sociali, con chi abbiamo vicino o con chi sentiamo più vicino.
Gran parte delle persone che ho "incontrato" hanno un legame con l'arte, uno strumento potente che è in grado di aiutare molto se uno la lascia fluire in sé. Gli strumenti sono diversi per ogni individuo ed è importante essere consapevoli che tutti li abbiamo, credo che questo lockdown abbia dato l'opportunità a tutti di poterli scoprire e cogliere. Se saremo migliori o peggiori alla conclusione di questo periodo dipenderà dall'atteggiamento con cui lo avremo affrontato.
Con questo progetto ho voluto raccontare le persone e il loro modo di affrontare l'isolamento, quindi un occhio al presente e al futuro e non al passato. Questo ha permesso di focalizzare le riflessioni sul come e quanto le persone sono cambiate, se questa esperienza è stato un motivo di crescita personale oppure un momento che ha fatto prendere un certo tipo di decisioni.

Come mi sentivo dopo aver chiuso le chiamate?
 

Ogni volta che terminavo una chiamata per questo progetto sui ritratti in quarantena, sentivo prima di tutto una sensazione di benessere. Qualcosa mi diceva che quella chiacchierata si era tramutata in qualcosa di più profondo, forse il fatto di sapere già di partecipare ad un progetto che avesse come tema proprio la loro vita vissuta nel lockdown e che il soggetto stesso non fosse solo il loro ritratto ma il racconto.

 

I racconti mi hanno influenzato in qualche modo?
 

Mi hanno reso più sensibile di quanto non fossi prima verso certe tematiche personali, dove la psicologia ha un certo peso. Sicuramente mi ha proiettato verso altri progetti dove la fotografia potrebbe avere importanza come terapia.
Personalmente ho sempre scelto come scopo dei miei progetti l'osservazione delle persone, dal di fuori ma soprattutto nella loro parte intima, quella parte autentica che ci differenzia ma che dopotutto ci rende anche molto simil
i tra noi.

Conclusioni del progetto

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